Amy Snow

Hertfordshire, 1848. La brina ricopre i campi e le strade quando Amy Snow, la mantella stretta per difendersi dal gelo, si allontana da Hatville Court, la casa in cui ha vissuto per diciassette anni. La sola persona che lei abbia mai amato, Aurelia Vennaway, figlia unica di Lord Charles e Lady Celestina Vennaway, giace sotto sei piedi di terra in un angolo silenzioso del camposanto. E a Amy non resta che svanire come un’orma che si discioglie nella brina. Era stata proprio Aurelia a trovarla, diciassette anni prima, in una tersa mattina di gennaio in cui l’aria era tagliente come vetro. L’aveva vista agitarsi nella neve, minuscola neonata glabra e azzurrina abbandonata ai margini di una foresta inospitale. L’aveva battezzata Snow, perché era piena di neve, e Amy, perché era il nome della sua bambola preferita. L’aveva portata con sé, a Hatville Court, la dimora della sua famiglia da tempo immemorabile, ed erano cresciute insieme, Aurelia e Amy, come due sorelle inseparabili. Ma a Hatville Court, e nell’intero villaggio, Amy poteva essere, a seconda dei giorni, degli umori della servitù e dei pregiudizi dei Vennaway, una giovinetta rispettabile o una vagabonda, una sorella o una sguattera. E ora, con la morte di Aurelia, la ragazza non può più restare nella grande casa ormai ostile e inospitale. Abbandonarla è un grande dolore, una pena che si aggiunge a quella che l’affligge da sempre: non sapere chi siano stati i suoi genitori. A Amy non resta che mettere da parte la sua sofferenza e rivolgersi con determinazione al compito che Aurelia le ha affidato: decifrare una serie di lettere che contengono un segreto che lei si è portata nella tomba.